Sono nato in Senegal, piccolo grande paese dell'Africa Occidentale. Vivo e lavoro in Italia da oramai sedici anni, posso quindi affermare di essermi gradevolmente italianizzato. Tuttavia, mi muovo anche con la consapevolezza che il tronco d'albero in acqua ci sta secoli e non per questo diventa un coccodrillo. Mi sento portatore di valori, di culture e tradizioni che non necessariamente somigliano ai valori e le tradizioni italiani e cerco di costruire un ponte che colleghi il meglio di quello che determina il mio essere  africano prima, senegaliano poi, con il meglio che il territorio che mi ospita mi offre.
Provo a farlo con passione, determinazione, professionalità. Il mondo di oggi cosi com'è non va bene e c'è la necessità di rispolverare i vecchi stili di vita che ci hanno permesso di superare i duri tempi di guerre e conquiste. La crisi che ci annebbia la mente non è solo economica, è anche etica, morale e religiosa. Avevamo scelto i modelli di sviluppo dando ampio spazio al denaro mortificando cosi l'essenza umana.
Cosi fu negli anni Trenta e le guerre che ne sono seguite purtroppo non ci hanno insegnato che quando è l'avere che condiziona l'essere, chi non ha non è e non potrà pretendere di essere.
Cerco, attraverso il mio lavoro di formatore, educatore, attore e drammaturgo teatrale, di dare il mio contributo per una rifondazione della nostra forma mentis, mettendo l'uomo al centro.
 
Il teatro, assieme alla musica a base di percussioni, è quello che mi sento di portare all'appuntamento del dare e del ricevere che è semplicemente l’INTERCULTURA.